Come crescono i bambini? La mia teoria degli spintoni
Avete presente il volo di una mosca quando si ritrova chiusa dentro una stanza?
Vaga confusa da una parete all’altra, ronza sui mobili, si posa ossessivamente sulle vostre braccia. Alterna momenti di energia ad altri di quiete o di apparente rassegnazione. Indugia su un angolo che sembra piacerle, poi si sposta annoiata da un’altra parte.
A un certo punto si apre una finestra.
La mosca non se ne accorge subito. Ma qualcosa pian piano la attira lì. Il suo volo non è razionale, la sua minuscola volontà prende forma in modo goffo.
Eppure la forza di quella finestra è più grande di tutto il resto.
E la piccola mosca lo sa. Lo sente.
Si fa coraggio. Riprende il volo. Inciampa su qualche ostacolo, sbatte contro il vetro.
Poi, improvvisamente, ce la fa.
Si infila dritta nel riquadro della finestra.
E vola via.
Ecco, io credo che i nostri figli crescano in questo modo.
Ed è una cosa strana e meravigliosa al tempo stesso. Perché non segue un andamento progressivo o lineare. Ma funziona a scatti.
Non mi riferisco solo ai famigerati balzi di crescita. Quelli, per intenderci, che atterriscono i neogenitori, alle prese con un neonato che, improvvisamente, piange, non dorme, vuole attaccarsi in continuazione al seno e sembra ‘posseduto’.
Con una suggestiva scelta dei termini, una coppia di ricercatori olandesi, Hetty van de Rijt e Frans Plooij, ha definito questi scatti dello sviluppo “wonder weeks”, settimane prodigio . E ne ha individuati addirittura 10 nei primi 20 mesi.
Quando un bambino compie un balzo nell’evoluzione cognitiva – sostengono i due ricercatori (sono marito e moglie) – , acquista un nuovo genere di percezione. E grazie a questo cambiamento, riesce a vedere, toccare, odorare, gustare, conoscere cose nuove. Cose che erano già presenti nel suo ambiente ma che non aveva mai notato. Dopo il ‘salto’, quelle novità sono tutte davanti a lui. Diventano improvvisamente visibili.
E l’intero suo mondo cambia, si trasforma in un mondo nuovo.
Non è tanto facile da capire per noi genitori. Ma – tradotto in soldoni – è come se inforcasse gli occhiali e vedesse improvvisamente tanti e fantastici dettagli in più.
Se il mondo cambia, allora anche il bambino cambia.
E d’incanto ci appare diverso, cresciuto, “un altro bimbo”.
La teoria delle settimane prodigio è interessante, anche se forse non andrebbe limitata all’arco dei primi 20 mesi. E nemmeno standardizzata troppo rigidamente in tappe fisse di sviluppo alla stregua dell’upgrade di un software.
No.
Io credo che – fin dal primo istante – una vita che nasce debba lottare come una mosca in una stanza.
E farsi strada come può, a spintoni.
Pensiamo, ad esempio, al tormentone delle beta. Tutte ci siamo passate in gravidanza.
Le mie erano ferme. Il ginecologo non si era pronunciato. Mio marito cercava ansioso risposte su Google (sic!).
Poi, improvvisamente, Lorenzo ha dato uno spintone.
E le beta, nel giro di un giorno, si sono triplicate.
Ricordo la pancia. Poco prima era appena pronunciata. In un momento, spuntò il fagotto. E tutti si accorsero (finalmente!) che ero incinta.
Il parto.
Cos’è il parto se non l’affermazione di una miracolosa discontinuità?
Il più violento, sanguinoso, straordinario, emozionante balzo nella vita?
Potrei andare avanti all’infinito. Parlare dell’istante in cui mio figlio, improvvisamente, ha alzato la testa per guardarmi negli occhi. O di quello in cui, come per magia, si è tenuto in piedi da solo e la sua espressione parlava di un’euforia senza pari.
La prima parola che gli è uscita, inattesa, dalla boccuccia: “mamma!”. O i primi primi passi arrivati nel momento più inaspettato (e infatti non c’ero!).
E’ tutta una progressione irregolare. Un grandioso edificio che prende forma in tempi e con geometrie che non ti aspetti.
“E’ diventata una donna o un ometto”. Quante volte lo avete detto di un piccoletto o una piccoletta che, fino a un mese prima, erano semplicemente bambini?
Ecco. L’edificio si è innalzato di notte. Come le case abusive.
Perché questi salti ci affascinano ma ci spaventano. Non sono prevedibili e, dunque, controllabili.
Quando ce ne accorgiamo, sono già avvenuti.
E’ il mistero della crescita.
Quella finestra che repentinamente si spalanca.
La mosca è piccola ma ha volontà.
Ha microscopiche, resistenti ali.
E, quando meno te l’aspetti, è già andata via