Inventare le favole (con Gianni Rodari): piccola guida per genitori e bambini
All’inizio era la Favola.
E vi sarà sempre.
Così Paul Valery raccontava il mito. Perché ogni principio è un’invenzione della mente.
Che significa?
“Che ogni origine, ogni aurora delle cose è della stessa sostanza delle canzoni e dei racconti che circondano le culle”.
Aveva ragione, il poeta francese.
Immaginate per un attimo cosa saremmo senza il soccorso di ciò che non esiste. Dei sogni, dei miraggi, delle astrazioni, delle visioni.
La fantasia, per me, è stata una presenza costante. Costante e ingombrante come la sorella maggiore che non ho mai avuto. Non so come avrei fatto senza di lei. Qualche volta mi ha letteralmente ripreso per mano e rimesso in piedi.
E c’è sempre riuscita. Perché, come dice ancora Valery, “possiamo amare solo quello che noi stessi creiamo”.
Come i figli.
Allora, le favole.
A parte Cappuccetto Rosso, non ce n’è una – di quelle ‘tradizionali’ – che mi ricordi perfettamente dall’inizio alla fine. Qualche lacuna interrompe sempre il percorso. E poi la ‘sorellona’ scalpita. Vuole briglie sciolte, la fantasia.
Così invento. E Lorenzo mi segue. Anzi, comanda. E a quattro anni interviene, boccia personaggi, ribalta finali ormai avviati, crea situazioni oltre ogni umano concetto dell’assurdo. E ride.
Perché inventare fa bene all’anima. Dei piccoli e dei grandi.
E fa bene alla nostra società, popolata da troppi diligenti esecutori delle idee altrui.
Riprendiamoci la nostra immaginazione e impariamo a farlo da bambini.
Chi potrebbe aiutarci se non il maestro delle fiabe?
Ecco a voi il signor Gianni Rodari.
Il suo meraviglioso libro ve l’ho già indicato in un altro post. Si chiama ‘La grammatica della fantasia’ ed è l’unica opera dello scrittore piemontese che non è di narrativa. Al contrario, è una guida. Una guida “all’arte di inventare storie”.
Come? Giocando con le parole.
“Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si allargano sulla sua superficie, coinvolgendo nel loro moto, a distanze diverse, con diversi effetti, la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore”, scrive Rodari.
“Non diversamente una parola, gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni…”.
Esattamente come le madeleine di Proust.
L’opera di Rodari è talmente bella che richiede un po’ di tempo e costanza. Così ho pensato di riassumerla per voi a poco a poco. Come in una storia a puntate.
IL BINOMIO FANTASTICO
Partiamo da qui. Perché il conflitto è la base di ogni storia. “La parola singola ‘agisce’ (“Buffalo, e il nome agì”, dice Montale….) solo quando ne incontra una seconda che la provoca, la costringe a uscire dai binari dell’abitudine, a scoprirsi nuove capacità di significare. Non c’è vita dove non c’è lotta”.
Come mai? Rodari lo spiega con grande semplicità. L’immaginazione non è qualcosa di separato dalla mente. “E’ la mente stessa, nella sua interezza, la quale, applicata ad un’attività piuttosto che ad un’altra, si serve sempre degli stessi procedimenti. E la mente nasce nella lotta, non nella quiete”.
Iniziamo, allora. Due parole. Possibilmente che non c’entrino nulla l’una con l’altra. Con mio figlio abbiamo fatto così: io ho detto la prima, lui ha suggerito la seconda. Ma si può, ad esempio, anche sceglierle da due pagine lontane di un libro.
Rodari racconta un esperimento fatto a scuola in cui uscì ‘cane’. E poi, ‘armadio’.
Nel ‘binomio fantastico’ le due parole sono liberate dal loro significato quotidiano. Sono “estraniate”, “spaesate”, “gettate l’una contro l’altra in un cielo mai visto prima”. Ma bisogna collegarle. Creare un rapporto.
Il cane con l’armadio
l’armadio del cane
il cane sull’armadio
il cane nell’armadio
Ognuna di queste varianti offre uno spunto per una situazione fantastica. Ad esempio, a me il cane con l’armadio ha fatto venire in mente un bassotto che gira per un parco con un armadio sul dorso. Un piccione lo vede e sgrana gli occhietti: “ma che ci fai con quel colosso sulla schiena?”. Le possibilità, a questo punto, sono infinite: forse è semplicemente la sua cuccia e se la porta in giro come una chiocciola con il suo guscio. O, forse, dentro giace il suo padrone addormentato da una strega e che lui vuole salvare. O, ancora, nell’armadio sono imprigionati quattro gatti neri che il bassotto pensa di scaricare lontano dalla sua casa…
Il binomio fantastico fornisce spunti infiniti. E più fate litigare le parole, migliore sarà la storia. Non vanno trascurati anche i suoi effetti d’allegria. “Nelle nostre scuole – ragiona lo scrittore – si ride troppo poco. L’idea che l’educazione della mente debba essere una cosa tetra è tra le più difficili da combattere”.
CHE COSA SUCCEDEREBBE SE…
“Le ipotesi – ha scritto Novalis – sono reti: tu getti la rete e qualcosa prima o poi ci trovi”.
Ecco un’altra scintilla per la vostra fiaba. Si parte con la domanda: ‘che cosa succederebbe se….?”. Per formularla, spiega Rodari, si scelgono a caso (il caso è sempre fondamentale, e poi faticate meno) un soggetto e un predicato. Ad esempio: Reggio Emilia e volare. “Che cosa succederebbe se la città di Reggio Emilia si mettesse a volare?”
Immagino subito tante persone su una schiera di tappeti magici. Poi vedo le case sospese dietro di loro, legate con un lazo. Gli alberi sui razzi, la scuola tenuta su da una mongolfiera…Per accumulare materiale, basta fantasticare sulle reazioni delle persone che assistono al miracolo, sugli incidenti che si verificano. Si può scegliere di raccontare la storia in modo corale, “alla maniera dell’ultimo Palazzeschi”. Oppure dal punto di vista di un singolo personaggio, magari un ragazzino. Forse è stato proprio lui a compiere il miracolo….
Potete fare la domanda ai vostri bimbi e divertirvi a vedere come sviluppano la situazione.
Che cosa succederebbe se una rana si presentasse alla recita scolastica?
Che cosa succederebbe se tutti i genitori perdessero i denti?
Che cosa succederebbe se la vostra macchina telecomandata vi portasse dritti sulla luna?
Che cosa succederebbe se la terra e i suoi abitanti diventassero tutti blu? (questo sarebbe il sogno di mio figlio)
“Il mondo si può guardare ad altezza d’uomo, ma anche dall’alto di una nuvola (con gli aeroplani è facile). Nella realtà si può entrare dalla porta principale o infilarvisi – è più divertente – da un finestrino”.
Volete provare?
Buone favole a tutti
(qui il link alla SECONDA PUNTATA)
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