Gravidanza, dateci il diritto di essere isteriche
Non ho ancora parlato della gravidanza e vorrei farlo in questo post. Per un motivo preciso.
Anzi. Per chiedere una moratoria.
Su che cosa? Ora ve lo spiego.
Sono passati tre anni dalla nascita di Lorenzo ma ogni ricordo è ancora vivo.
Nella mia mente e nella mia carne.
Per ogni mamma è così. Almeno credo.
La mia gravidanza non è stata facile.
Ok, bando agli eufemismi.
È stata una bella tortura.
A casa dal secondo mese. Quasi sempre a letto dal quarto. E come se non bastasse, all’ospedale durante quasi tutto il nono.
Io e mio marito avevamo perso un bimbo solo due anni prima.
E lo avevamo perso dopo il primo trimestre, quando un padre e una madre già si permettono di sognare con concretezza.
Immaginate l’ansia.
L’ansia che ha preso alloggio abusivamente nella mia gola.
Sin dal primo istante.
Accampata come neanche gli Indignados.
Fino alla gioia liberatoria di vedere il mio Lorenzo.
Quaranta settimane. Trentanove, va bene, perché alla fine i medici decisero di concedermi uno sconto e farlo nascere prima.
Inducendo il parto.
Solo che mio figlio, anche lui, non ci pensava proprio a essere sfrattato anzitempo. E si barricò dentro il mio utero.
Ma questo fu solo l’epilogo.
Il cesareo d’urgenza.
Il degno finale di una lunga e tormentosa traversata.
Tante donne ci sono passate. Non sono certo l’unica.
Perché la gravidanza è immensa felicità ma anche sacrificio.
Dolore.
Paura.
Una gran quantità di disturbi.
Ormoni impazziti.
La gravidanza è vedere la tua pancia che cresce come una mongolfiera.
Bello, per carità.
Ma sei comunque una mongolfiera.
La gravidanza è sentirsi dieci, quindici, anche venti chili addosso. E non riuscire a camminare, a sedersi, a piegarsi, a stare in piedi, a stare sdraiate. A respirare certe volte.
La gravidanza è tenersi la pancia perché ti sembra che debba scoppiare o perché con quella mongolfiera vai a sbattere da tutte le parti.
La gravidanza è nausea senza tregua almeno per tre mesi. Non tre ore. Tre MESI.
La gravidanza è dover mangiare ogni santo giorno le cose più giuste e più sane. Niente schifezze, niente intingoli, niente birra, niente vino, per carità superalcolici. Bando pure al prosciutto crudo.
E se ti viene il diabete gestazionale, altolà pure a tutti gli zuccheri.
La gravidanza è lavare ossessivamente le verdure crude. E, malgrado ciò, temere ogni giorno – per 280 giorni – di beccarti la toxoplasmosi.
La gravidanza è stipsi ostinata. Kiwi la mattina (assieme al latte, bleeeeeaa) e sciroppi disgustosi per illudersi di vincerla. Incursioni sui forum online dove altre pancine si dilungano con dettagli sulle loro costipazioni.
La gravidanza è mal di schiena. Sciatica se ti dice male. Emorroidi se ti dice peggio.
La gravidanza è avere mal di testa, mal di pancia, mal di denti e non potersi prendere una medicina.
La gravidanza è fare visite continue, ecografie continue, analisi continue. Mani che ti frugano, sonde che ti ispezionano, aggeggi che ti monitorano.
La gravidanza è controllare continuamente le misure del tuo pesciolino. Preoccuparsi per il suo peso. Farsi bucare la pancia con un ago per conoscere il suo dna.
La gravidanza è fronteggiare le contrazioni. Sentirsi l’addome diventare duro come il marmo. Correre al pronto soccorso. Sostare per ore nella sala d’attesa (col pancione su una panca). Ripetere tutta la sequenza molte volte.
La gravidanza, almeno nel mio caso, è stata anche reclusione forzata per otto mesi. Manco fossi agli arresti domiciliari.
E posizione orizzontale sul letto. Tutto il giorno, tranne nei momenti esaltanti in cui mi alzavo per fare pipì.
La gravidanza è stare in un ospedale con le cinture che registrano il battito della vita nella tua pancia. E ti fanno tremare ogni volta che rallenta appena.
La gravidanza è dover litigare con le ostetriche e con le infermiere.
La gravidanza è una fottuta paura del parto.
E poi scoprire che il parto è molto, molto peggio di come te l’eri immaginato nei tuoi più foschi scenari.
Vado avanti?
Direi che è sufficiente.
Anzi no.
Perché la gravidanza è anche un’altra cosa.
Che mi è rimasta sul gozzo da tre anni a questa parte.
Perché mentre ti arrabbatti per far nascere un figlio, c’è sempre qualcuno che s’impiccia degli affari tuoi.
E da bravo psicologo scopre che una donna incinta è anche irritabile.
Stranamente irritabile.
Ingiustamente irritabile.
E col candore degli stronzi ti butta lì la fatidica frase:
“Guarda che devi stare calma. Altrimenti ti verrà fuori nervoso”.
Alzi la mano chi non si è sentita dire questa fesseria almeno una volta mentre era in dolce attesa.
Chi non ci abbia poi rimuginato per ore e ore, immaginandosi di dare alla luce un esserino tutto rosso e incazzato col mondo.
Chi non abbia sofferto come un cane per essersi sentita una madre degenere ancor prima di partorire.
Chi non abbia provato la vivida voglia di saltare al collo del fine psicologo che le aveva dispensato quella perla di saggezza.
Per questo sono qui a chiedere una moratoria.
Per tutte le poveracce incinta.
Lasciatele essere isteriche.
E non azzardatevi a dire che faranno figli isterici.
Seguite il consiglio.
O succederà, un giorno.
Qualcuna si avvinghierà alla vostra giugulare.
E giustizia sarà fatta.
12 Dicembre 2017 @ 11:55
HAI RESO BENE L’IDEA… GRANDE CRISTINA…S
12 Dicembre 2017 @ 15:42
Grazie Silvana!. Cerco di essere sincera. Un grande abbracciO