Noi, ingrati eredi del bambino che fummo
L’abbiamo dimenticato.
Nelle sembianze, innanzitutto.
In quel viso che è rimasto uguale. Uguale, anche se non c’è più.
In quegli occhi vivi. Vivi come solo sa essere la vita che ancora deve venire.
In quel sorriso che appare e scompare. Nelle fotografie e nella mente.
Abbiamo dimenticato i pensieri.
Semplici, chissà. Carichi di presagi meravigliosi.
Abbiamo dimenticato le cose.
I giochi. Il pavimento di legno. La copertina del letto. La palla. Le posate che fanno rumore sul tavolo.
Abbiamo dimenticato le sensazioni.
L’acqua fresca che va giù troppo in fretta e strozza la gola. L’esaltazione di vedere il mare. O la neve. O la pioggia. O il fango. Gli occhi che ti fanno male quando fissi il sole.
Abbiamo dimenticato i sentimenti.
La paura di una scoperta proibita. La pace di un abbraccio che protegge. La rabbia della prima delusione.
Il pianto che ti brucia la faccia. L’ardore che ti brucia le gambe.
Abbiamo dimenticato il tempo.
Che era sempre presente. Il compagno pieno di promesse. Colui che saremmo stati quando finalmente saremmo stati noi stessi.
Abbiamo dimenticato.
Lo abbiamo dimenticato.
Il bambino che era in noi.
E lui ha dovuto dimenticare noi.
Lo abbiamo dimenticato ma è giunta l’ora di ricordarlo.
Ora che parliamo ai nostri figli.
Leggete quello che scriveva Maria Montessori. Vi aprirà la mente:
“Il bambino non sente l’ordine come lo sentiamo noi: noi siamo già ricchi di impressioni e indifferenti, ma il bambino è povero e viene dal nulla. Tutto ciò che egli fa, lo fa dal nulla: egli solo sente le fatiche della creazione, e ci fa suoi eredi.
Noi siamo come i figli di un uomo che guadagnò ricchezze col sudore della sua fronte e non comprendiamo niente delle lotte e delle fatiche che dovette sostenere nostro padre: noi siamo sconoscenti e freddi, con un’attitudine di superiorità, perché siamo ben provvisti e ben collocati nella società.
A noi basta ormai usare la ragione che il bambino ci preparò, la volontà che egli ci costruì, i muscoli che egli ci animò perché potessimo usarli, e noi ci orientiamo nel mondo perché egli ci fece dono di questa facoltà; e sentiamo noi stessi perché egli ci preparò questa sensibilità.
Noi siamo ricchi perché siamo eredi del bambino, che trasse dal nulla tutti i fondamenti della nostra vita.
Il bambino attua l’immenso sforzo di compiere il primo passo: quello che va dal nulla al principio.
Egli è tanto vicino alle stesse fonti della vita, che agisce per agire, perché così avviene nel piano della creazione e non si fa sentire e non si fa ricordare”.
(Il segreto dell’Infanzia)